Paris, Toussaint 2013
“Apprenons l’art d’aimer, de plaire tour à tour.
Ne cherchons en un mot que l’amour dans l’amour”
Lettre d’Héloïse à Abélard

Questa città ti cattura e ti attira a sé. Te ne innamori, ti entra per sempre nel cuore. La vivi con la musica di un’orchestra improvvisata nella stazione della metro a fare da colonna sonora alla vostra storia. Un amore a senso unico quello tra di voi. Parigi ti attrae irresistibilmente. Ma lei può fare benissimo a meno di te. È un’amante che devi inseguire, che si allontana dal tuo abbraccio. Corre senza fermarsi mai, mentre tu cerchi la pace nel suo caos, giusto un po’ di pazienza nella sua frenesia.
Qui vuoi mettere le tue radici ma saranno radici aeree, lontane dalla concretezza e dalla stabilità della terra. Sarà tutto incerto tra di voi. Sarà come la maggior parte delle relazioni umane nate nei suoi arrondissements. Non puoi chiedere a una città dove tutto è nuovo ogni giorno di darti un’emozione che duri per sempre. Ti sarà toccata l’anima e lasciata dentro una piccola ferita. Sentirai la felicità spingere forte contro le pareti del tuo stomaco e poi la vedrai andare via, da un giorno all’altro. Senza motivazione. Questa è la città del domani, di ciò che ancora non può essere.
Lo sai bene che solo nel suo passato possono esserci state grandi storie d’amore. Qui, un Abelardo e un’Eloisa hanno potuto scriversi fiumi di parole solo secoli fa. Oggi, lettere struggenti chiuse in scrigni di carta e ceralacca non possono esistere più. Una mail scritta con il cuore finisce nello spam. Un sms, un messaggio su whatsapp, una riga scritta su Skype… questo rimane nella Parigi del 2013. Parole buttate nell’etere senza il desiderio di durare per l’eternità. Nulla è davvero per sempre all’ombra della Tour Eiffel.

Parigi è il canone di bellezza perfetto. La filosofia, l’amore per il sapere senza un senso di religiosità. Teoria ineccepibile senza un appiglio all’umanità. Relazioni interpersonali che si reggono in equilibrio sulla superficie, sulla mediocrità. La grande metropoli è l’emblema del disimpegno. Siamo tutti di passaggio qui.
Una discoteca dove sconosciuti si baciano senza sapere di che colore sono i loro occhi. Ora sono insieme, tra cinque minuti chissà… Parigi rimbomba di musica elettronica composta in un pomeriggio. Note sintetiche che non rimarranno impresse nella storia della musica. L’arte di oggi è artigianato usa e getta.
Respiri il profumo sul colletto del tizio che ti sta di fronte sulla metro, stretti come sardine. La tua bocca a cinque centimetri dal suo orecchio. Poi il tizio scende e di lui non ti rimane più niente. Il suo profumo è già scomparso dalle tue narici.
Questa è la città dell’Europa del nuovo millennio. Di scrittori che vivono di stenti per la crisi. Di musicisti che si arrabattano dando lezioni nelle scuole private. Di ricercatori che vivono un anno qui e l’anno dopo in un’altra città del mondo. Parigi è la città dei célibataires in cerca prima di tutto di se stessi. Perché l’amore non esiste per chi non lo ha trovato nel posto giusto… nel cuore di Quello giusto.
E la mia anima rétro continua a sperare. Soprattutto a CREDERE.
J’aime Paris. Pour toujours.
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