Ascolto Prayer ed è il solito terrore.
Ho paura. Perché da un giorno all’altro le cose cambiano. Ho paura di svegliarmi e di non trovarla più accanto a me che si lamenta, sbraita, bestemmia, impreca per tutto il dolore che la sta mangiando viva.
La bestia. Dentro di lei e un po’ lei stessa.
Ascolto Prayer che è forse come mi sento…
Un brano che non dovrebbe essere confinato alle casse di un computer. Dentro myspace che ingloba tutto e tutti.
Mi incazzo. Sono svuotata e disgustata.
Accendo la televisione e c’è gente sui grandi palchi internazionali che non capisco…
Mi chiedo perché agli altri la vita abbia regalato così tanto.
Non esistono gerarchie del dolore. Quando stai male, senti il tuo. Punto.
Ascolto Prayer e la testa butta fuori tutto questo schifo che provo.
Sto sempre lì sul cornicione. Un piede in aria. L’altro radicato a terra.
Alla fine basta una canzone a farmi assaporare il bello della vita.
Cazzo, vorrei poter cantare e far provare agli altri quello che le note fanno sentire a me.
Vorrei produrre…
E invece sono qui, schiavizzata dal sistema. Interviste, capi-politici, soldi che passano tra le mani inanellate. E la musica semplicemente mandata a puttane.