14 Juillet: la prise du permit de conduire

Photo by Gaiux (http://www.flickr.com/photos/gaia-s)

Sei anni fa, nella giornata in cui Parigi è in festa e la mi’ mamma-maman si alza al mattino intonando l’inno francese, ho preso la patente. Se la teoria l’avevo superata in volata, beh, con la pratica ho arrancato. 21 lezioni di guida. I miei non avevano il core di portarmi in giro e, sinceramente, meglio così. Una volta, appena preso il foglio rosa la mi’ mamma mi fece provare la sua peugeot. Presente quella specie di maniglia interna attaccata al tettuccio sopra il finestrino? Insomma, quella roba di plastica la cui unica utilità è appenderci le grucce degli abiti appena ritirati dalla lavanderia… Ecco, la mi’ mamma ci stava attaccata con tutte e due le mani urlando come un’indemoniata ancor prima che io avessi premuto l’acceleratore.

Guidare mi ha sempre fatto schifo.

Il giorno dell’esame non ho dormito mai. È stata la prova più difficile della mia vita. Peggio dei compiti di matematica del Santori al liceo, della maturità, dell’esame di trattativa con Garwood alla triennale, dell’esame di solfeggio al conservatorio e della discussione delle mie due tesi. Un concentrato di sudore, brividi, cagotto, conati e quant’altro. Un vero bijou.

Oggi guido volentieri solo la mia smartina. Più che dalle lezioni di guida, ho imparato da Gran Turismo. Cambio automatico, frizione inesistente e parcheggi più abbordabili. Però attenti: Ilaria al volante, pericolo costante.

Questo post un po’ ironico e divertente è il mio modo di ricordare con il sorriso mio cugino Marco, morto in un’incidente stradale a quasi 30 anni cinque estati fa. Ti vogliamo bene 🙂

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