Parigi, tra métro e cucina

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Prendo la métro ogni giorno. Anche salendo sullo stesso vagone allo stesso orario ogni mattina e ogni sera da cinque mesi ormai, non mi è capitato ancora d’incrociare gli stessi volti.
Ogni giorno è una vita nuova qui a Parigi.
Mi spaventa e mi affascina tutta questa immensa umanità. Mi siedo su uno strapuntino e snocciolo il Rosario per tutte le persone che viaggiano con me.
Stiamo condividendo uno spezzone della nostra giornata…
Prego per il tizio avvinazzato che puzza di solitudine e incuria. E prego per la ragazza in tailleur, truccata alla perfezione per coprire le occhiaie. A che fermata scenderanno?
C’è un mondo che non conoscerò mai, che posso solo immaginare e che anzi va oltre la mia immaginazione.
Chissà se in una métro della linea 1 potrebbero starci tutte le persone che ho incrociato nella mia vita. Forse la gente se ne starebbe schiacciata come sardine dentro la mia métro personale. Respirebbero la stessa aria chiusa i miei compagni dell’asilo e i colleghi dei miei tanti lavori; i ragazzi che mi sono piaciuti e quelli a cui sono piaciuta io; le persone che ho conosciuto e che non saluto più e quelle a cui vado incontro appena le vedo per abbracciarle.
È iniziato un nuovo anno e qui nella Maison le stanze vuote saranno presto riempite da gente altrettanto nuova. Gente che salirà forse sulla mia métro personale.
È bello conoscere mondi sconosciuti, occhi diversi. Sono estremamente curiosa, un’attenta osservatrice.
Ma mi rimane sempre dentro uno strascico di malinconia.
Perché incontrerò tante persone, ma solo da poche so che vorrò farmi conoscere. Non c’è molto spazio nel mio piccolo cuore ghiacciato. Ho imparato a proteggermi.
Ci sono persone che la Provvidenza mette nel tuo cammino per dei motivi precisi. E tante altre solo per farti capire di chi ti puoi fidare e di chi no.
Tutto passa. Certi incontri però non passano mai.
S’indossa l’amicizia e poi la mettiamo a lavare. Alcune persone sono ormai camicie lise da buttare. Altre sono collant che durano un giorno e poi si smagliano. Poi ci sono quelle persone che ti avvolgono e riscaldano come il vecchio pullover della mamma. E delle anime che sei tu a stringere tra la tua lana…
La cucina del terzo piano alla Maison accoglie ragazze e ragazzi nuovi. Ho voglia di conoscere tutte le loro storie. Di ridere, scherzare. Ma chi c’è stato prima di loro, ha occupato già una poltrona nella platea del mio cuore. Si paga caro il biglietto d’ingresso.
La gente va. La gente viene.
La gente a volte, per un motivo più forte della nostra umanità, torna per non andarsene più.
E io prego. Per chi c’è stato, per chi c’è adesso, per chi ci sarà… Per chi pensa di essersene andato ma ha lasciato in questa cucina la sua impronta.

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3 thoughts on “Parigi, tra métro e cucina

  1. Grazie per il tuo bel post da energia alla mia giornata. Chissà se quando sono in coda in superstrada qualche vicino di finestrino non preghi anche per me. Un abbraccio

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