Hola hola hola vò a dormire nell’aiola!

Madrid, 17-21 Dicembre 2011

… e invece sono stata accolta nel piso italo-americagnolo della Gaiottela a Madrid. Finalmente.

Si sa, amo le grandi metropoli, le grandi città che offrono una fetta di mondo racchiusa in una decina di linee di metro. Amo camminare in mezzo a gente sempre nuova e sognare di poter reinventare la mia vita, di poter rendere speciale la mia banalità di persona comune.
Sogno la novità, il periodo che passerò all’estero per lavoro, in cui forse potrò essere veramente felice. E spero che quando andrò via, tra pochi mesi, ci sarà una Gaia ad accogliermi per darmi forza e coraggio.

Questa la mia Madrid:

  • la Spagna già nel volo d’andata tra una studentessa Erasmus che riempie la mia valigia vuota per il trasloco della Gaia con panettoni e tortellini da portare a casa per Natale e una mamma spagnola con il figlio undicenne dall’accento modenese che la rassicura stringendole la mano durante il decollo
  • la colazione, d’obbligo, da Starbucks con caffè mocca/praliné/chai tea e biscottoni d’avena
  • strade piene di bar e bar pieni di persone: ogni sera storie e vite raccontate attorno a un tavolo, davanti a tacos e copas
  • uno svedese ventottenne dalla faccia da cicciobello che produce lambrusco e limoncello, suona il jazz a Varsavia e vende caffè italiano su un’ape trasformata in bar-mobile
  • gente che fa ore e ore di fila per un biglietto della lotteria nazionale sfidando i napoletani in scaramanzia e superstizione
  • la stessa canzone ripetuta allo sfinimento riproposta in mille forme: jam session alla festa della despedida, versione ballata, versione Gaia sotto la doccia, versione YouTube, versione Spotify, versione Bu che non sa lo spagnolo, figuriamoci il portoghese
  • i 3 chili e passa di gnocchi alla besciamella preparati in un intero pomeriggio dalla Gaia e mangiati 2 sere su 4
  • l’albero di Natale per bimbi speciali
  • Alis, la musica indie pop spagnola, i cantautori che escono dal guscio di un uovo e non sanno il perché, e il botta e risposta su facebook con la Gaia (♥)
  • l’hummus, il pan chino, lo sformato di patate e mozzarella
  • le amiche che cambiano ma che hanno sempre un posto nel cuore per te
  • la malinconia di questo Natale dal sapore nuovo e inaspettato
  • l’uomo triste e solo al ristorante che fissa il suo piatto con mestizia facendoci salire un magone addosso che non ti dico
  • aspettare le 4 di mattina, un po’ al Pepa, un po’ svaccata sul divano, un po’ scrivendo
  • la metro pulita, i palazzi splendidi della Gran Via, il Prado, il Reina Sofia, le piazze, il monumento egizio
  • i miei 4 giorni di vacanza in un anno duro e doloroso, ma con te sempre nella mia mente

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Scar Tissue

Sono giorni che ho queste parole sulla punta delle dita.
Digito sulla tastiera lettere che poi cancello immediatamente. Schiaccio il tasto ↵ e le parole spariscono dalla pagina bianca dello schermo in un attimo. Ma i pensieri sono sempre lì, nella mia testa. Pensieri che rotolano senza farmi dormire, che cercano di uscire e diventare realtà.
Da giorni voglio scrivere ma ho paura che quello che sento dentro si perda tra le mille pagine della rete e finisca per diventare trita banalità. Eppure amo le parole. Le soppeso con cura. A ogni sillaba do il giusto valore. Coccolo sempre le lettere una ad una.

Voglio fare la scrittrice da grande…

Ma grande lo sono di già e mi trovo costretta a fare un bilancio di questi miei 25 anni. Scrittrice non lo sono diventata… e non so se mai lo diventerò. Ma amerò sempre scrivere e raccontare. Ingigantire le emozioni e poi darle in pasto al mondo. Scrivere di me, di chi incontro. Inventare e far credere, lasciare idee soffiate dentro le orecchie dalle parole. Voglio conoscere sempre, in continuazione.

Voglio fare la ricercatrice da grande…

E su questo, ci sto pian piano lavorando… Ho sempre studiato e lavorato duro. Ho investito tutte le mie energie sulla conoscenza, il sapere, la formazione. Ma 25 anni di solitudine adesso si fanno sentire. Gli amici, quelli ci sono sempre stati, sempre ci saranno… Parlo di una solitudine diversa…
Conosco ormai perfettamente me stessa – quella che sono adesso, non certo quella che sarò domani – perché ho avuto tutti questi anni a disposizione per imparare quali sono i miei difetti e quali i miei pregi.
Mi chiedo ancora però, perché a me certe possibilità, certi incontri, siano stati preclusi. E allora è una bambina a darmi la risposta, a buttarmi a terra, a disarmarmi con la sua ingenuità. “Perché hai tutti queste cicatrici?” mi chiede. E io non so che risponderle perché non si può dire a una creaturina di otto anni che la vita non è facile, che non tutti cresciamo serenamente. A volte diventiamo grandi solo superando grandi, enormi scogli. Sono stata sempre sola perché ho lasciato che il dolore mi sormontasse. Che l’esterno scegliesse per me, piegandomi e lasciandomi tutti questi segni sul corpo.
Ho lasciato che fossero gli altri a relegarmi nella mia condizione di brutto anatroccolo. “Ilaria non sei bella, Ilaria sei troppo grassa, Ilaria sei troppo magra, no no troppo alta, ma che scherzi?!, hai il naso strano e il doppio mento”. E alla fine ci sono cascata, come una cretina. Mi sono convinta di essere brutta e che fosse il mio fisico ad allontanarmi dai ragazzi. Ma come io riesco a vedere la bellezza degli altri al di là di un involucro fisico, a stimare la creatività, l’ingegno, la follia altrui, anche i ragazzi potrebbero vedere il buono che c’è in me dietro questo corpo che non sento, che non è, mio.
E vorrei anche io poter abbracciare, guardare negli occhi intensamente chi mi piace, ma ho paura… Una paura tremenda. Mi piace sempre chi è irraggiungibile, chi è troppo per me che sono niente.

Oggi, dopo anni e anni di dolore, so che ho il dovere di costruirmi un po’ di serenità. Perché è più facile lasciarmi andare alla sofferenza. Devo avere il coraggio di osare. La felicità si conquista con la fatica. La paura si è presa gioco di me per troppo tempo.
Ma per l’amore… ancora non ho la forza di farmi avanti.
Tento, faccio dei piccoli gesti per capire, ma ho bisogno che sia tu a fare il primo passo per me.

“25”, 25 anni il 25 Marzo

è un periodo di grandi catastrofi
sono nata con il disastro di Chernobyl e compirò il mio 25esimo anno di età con la minaccia del nucleare
siamo in guerra, almeno quella piccola, minima parte francese di me lo è
e non è un bel momento per la mia famiglia, per la persona più importante della mia vita

sento il peso di un’umanità che si è persa dietro al niente
e sento l’angoscia di vedere tutto sfuggirmi dalle mani

ma, a 25 anni, sono arrivata alla conclusione che la vita è sempre e comunque meravigliosa
perché è meraviglioso incontrare nuove persone e rafforzare i legami
la vita è conoscere l’uomo, scoprirlo e poi amarlo

questo video (un po’ melenso, eh!) è il mio modo di festeggiare il mio compleanno ringraziandovi!

sono serena nonostante tutto perché ho incontrato voi!
lascio che sia la mia voce a spiegarvi quello che sento

This song is for you
just to thank you for being an important part of my life
or, maybe, my entire life

è già domani
non voglio lasciare il tempo scorrere
voglio ogni attimo con chi
sa guardare oltre la forma, la mia forma

innamorata sempre
di linearità e bontà
voglio solo dolcezza
sollievo dalla guerra, la guerra dentro me

io non so quel che farò
so solo quello che sarò
io non so dove sarò
so solo con chi sarò
home is where you are
ma famille c’est toi
home is where you are
ma famille c’est toi

ogni bilancio
è equilibrio tra desideri e realtà
quanto guadagno
se seguo purezza e affetto, il tuo affetto

tante esperienze
ma ho trovato il senso
vivere è incontrare
ogni essere arricchisce, mi arricchisce

io non so quel che farò
so solo quello che sarò
io non so dove sarò
so solo con chi sarò
home is where you are
ma famille c’est toi
home is where you are
ma famille c’est toi

Non scrivo canzoni d’amore, ma nell’amore ci spero

Apro il cuore e lo richiudo.

I miei sentimenti sono preziosi e nascosti sotto chiave.

I pochi che hanno potuto entrare per un attimo nel mio cuore, hanno spento le loro cicche sulle pareti dei miei atri e poi hanno sbattuto la porta dietro di sé, lasciando cicatrici e scie di diffidenza.

Ma dentro il mio cuore si deve entrare in punta di piedi.

Togliti le scarpe e lasciale in un angolino del corridoio. Cammina a piedi nudi, con passo delicato. Piano piano… è un muscolo straziato questo mio cuore, con ferite che non si cicatrizzeranno mai… Puoi solo arrivare con gentilezza e cercare di curarmi. Basta questo, non pretendo che tu riesca a salvare l’inguaribile.

Io so amare.

Dietro gli occhiali verdi e i capelli arruffati, sotto le felpe giganti e i pantaloni larghi, c’è una donna che sa e vuole amare.
Dietro la maschera, dietro risposte-frecce e silenzi infiniti, c’è questo cuore sanguinante.
Dietro l’aggressività, il carattere mascolino e irriverente, c’è una persona dolce che ha sofferto troppo.

Trattami con delicatezza, romanticismo, toccami come un fioraio accarezza le piante di cui si prende cura.

Entra per sussurrarmi tra le vene che sono io il meglio per te. Nessuna seconda scelta. Io sono tutto ciò che vuoi.
Il regalo più grande che possiamo farci è stare insieme. Io e te.

Leggi tutto quello che scrivo. Ascolta tutto quello che suono.

Guardami come fossi la sola. Sono unica ed esclusiva.
Seguimi. Io ferma non ci so proprio stare. Gira il mondo con me e fai di noi la nostra casa. Conquistami e poi ribellati. Movimenta ogni attimo di me.

Dedicami fiotti di parole, falle sgorgare nelle mie arterie. Irrorami di amore.

Siamo musica io e te.

Sii paziente. Porta semplicità dentro di me. Le cose comuni, la linearità tra tutte le mie stranezze. Togli queste dissonanze con la tua bontà.

Dimmi che sono la voce più bella, la sola canzone che ascolteresti senza interruzione da qui all’eternità.
Non fare di noi un concerto con mille imprevisti e stonature. Siamo un vinile io e te. Suoniamo piano, con un dolce sapore retrò, qualche sbavatura, ma siamo un suono pulito, limpido, insieme…

Aspetto. Sarà il mio turno prima o poi.

London Calling Part II

London calling to the faraway towns
Now war is declared – and battle come down
London calling to the underworld
Come out of the cupboard,you boys and girls
London calling, now don’t look to us
Phoney Beatlemania has bitten the dust
London calling, see we ain’t got no swing
‘Cept for the ring of that truncheon thing

London Calling, The Clash

London Calling Part I

The ice age is coming, the sun is zooming in
Engines stop running and the wheat is growing thin
A nuclear error, but I have no fear
London is drowning-and I live by the river

London Calling, The Clash