Suspension of Disbelief

Paris, Février 2013

Fino ai 18 anni ho sempre sognato di fare l’architetto. Misurare, disegnare, inquadrare ogni ambiente, mettere ogni muro al posto giusto, calcolare millimetricamente ogni stanza.

Adoravo la matematica.
Prendevo sempre 10 al liceo. Mi piaceva troppo svolgere gli esercizi e risolvere i problemi. Facevo i compiti a casa in un batter d’occhio, con tv accesa e sorelle chiassose per il salotto. Bastava applicare delle formule e tutto tornava.
Adoravo davvero la matematica.
Solo certezze e risultati stabiliti. Risposte senza dubbi.

Poi ho scoperto un mondo nuovo. Ho cominciato ad amare le parole, a fare della scrittura il mio universo parallelo. Alla razionalità quadrata e perfetta della mia cara matematica, si è aggiunta l’astrattezza immaginifica dei racconti scritti su file in cartelle segrete del computer, e dei testi delle mie canzoni.
Risposte vaghe, senza limiti. Alla faccia degli asintoti…

Alla realtà pratica dove ogni cosa ha la sua collocazione, si è sommata, poi sottratta, poi moltiplicata e infine divisa la fantasia. Ho cominciato a sognare e a scoprire che nella testa e nel cuore tutto ha un sapore più bello.
I pensieri, le idee, i sentimenti… tutto è perfetto, ma mai finito. Tutto è sconfinatamente spiazzante.

Mi lascio andare in questo inizio d’anno. Lascio che le cose passino e mi sfiorino. Io che tengo tutto sotto controllo, semplicemente mi affido. Gennaio è passato, Febbraio è agli sgoccioli… ancora alcuni mesi qua a Parigi.
Non mi ostino più. È passata la mia testardaggine: “lotto sempre per quello che voglio“. Inutile combattere contro i mulini a vento. Ogni cosa torna come un bell’esercizio di matematica se è logico che vada a finire così.

Resto sospesa. Senza risposte.
Senza più richieste.
Quello che è Bene per me, ritornerà prima o poi.

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