GRINTA!!!

BASTA!
I deserve something better!

La Bu fotografata da LaFra Falsetti

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Non scrivo canzoni d’amore, ma nell’amore ci spero

Apro il cuore e lo richiudo.

I miei sentimenti sono preziosi e nascosti sotto chiave.

I pochi che hanno potuto entrare per un attimo nel mio cuore, hanno spento le loro cicche sulle pareti dei miei atri e poi hanno sbattuto la porta dietro di sé, lasciando cicatrici e scie di diffidenza.

Ma dentro il mio cuore si deve entrare in punta di piedi.

Togliti le scarpe e lasciale in un angolino del corridoio. Cammina a piedi nudi, con passo delicato. Piano piano… è un muscolo straziato questo mio cuore, con ferite che non si cicatrizzeranno mai… Puoi solo arrivare con gentilezza e cercare di curarmi. Basta questo, non pretendo che tu riesca a salvare l’inguaribile.

Io so amare.

Dietro gli occhiali verdi e i capelli arruffati, sotto le felpe giganti e i pantaloni larghi, c’è una donna che sa e vuole amare.
Dietro la maschera, dietro risposte-frecce e silenzi infiniti, c’è questo cuore sanguinante.
Dietro l’aggressività, il carattere mascolino e irriverente, c’è una persona dolce che ha sofferto troppo.

Trattami con delicatezza, romanticismo, toccami come un fioraio accarezza le piante di cui si prende cura.

Entra per sussurrarmi tra le vene che sono io il meglio per te. Nessuna seconda scelta. Io sono tutto ciò che vuoi.
Il regalo più grande che possiamo farci è stare insieme. Io e te.

Leggi tutto quello che scrivo. Ascolta tutto quello che suono.

Guardami come fossi la sola. Sono unica ed esclusiva.
Seguimi. Io ferma non ci so proprio stare. Gira il mondo con me e fai di noi la nostra casa. Conquistami e poi ribellati. Movimenta ogni attimo di me.

Dedicami fiotti di parole, falle sgorgare nelle mie arterie. Irrorami di amore.

Siamo musica io e te.

Sii paziente. Porta semplicità dentro di me. Le cose comuni, la linearità tra tutte le mie stranezze. Togli queste dissonanze con la tua bontà.

Dimmi che sono la voce più bella, la sola canzone che ascolteresti senza interruzione da qui all’eternità.
Non fare di noi un concerto con mille imprevisti e stonature. Siamo un vinile io e te. Suoniamo piano, con un dolce sapore retrò, qualche sbavatura, ma siamo un suono pulito, limpido, insieme…

Aspetto. Sarà il mio turno prima o poi.

Prime impressioni

La vedi un’innamorata sull’autobus. Legge un messaggio sul cellulare e gli occhi le ridono, le labbra si aprono in un sorriso che ha il sapore di un bacio.
Lo vedi un tizio che entra nel bar con gli occhiali appannati. Il freddo fuori, il tepore dentro. Struscia le scarpe sul tappetino all’ingresso e chiede il solito caffè.

E non vedi al di là della strada. La nebbia è un muro di freddo e umidità che sale dal fiume.
L’Adige scorre limpido, pulito come le strade immacolate, ricoperte al massimo di sole foglie.

Torni a casa giusto per la cena. Una mansarda calda e accogliente in cui già ti senti a tuo agio.
Un pasto scarno, perché ancora hai un po’ di paura e ti racconti bugie.

Poco tempo per dormire e il ritorno al mattino presto lì dove formale e informale si scontrano.
Dove ancora fai fatica a dare il giusto spazio alla tua creatività.

Lo senti il mondo di musica che ti scoppia dentro. Ma scopri che chi i tuoi suoni non può percepirli sa essere felice lo stesso.
Scopri una realtà opposta alla tua e le tue certezze vengono intaccate. Però restano lì, ormai salde.

Occhi blu tutti uguali. Perdi i tuoi tratti distintivi tra schiere di persone uniformi e monocromatiche.
Il freddo ti si addice. Ma la stasi no. Mai.

Buoni propositi per il 2011

Voglio smettere di avere paura.

Non voglio più avere paura di mangiare.
Non voglio più avere paura del giudizio degli altri.
Non voglio più avere paura di sentirmi inferiore.

Non voglio più lasciarmi ingannare dall’apparenza. Che non è l’aspetto fisico degli altri (di cui giustamente mi è sempre fregato poco e semmai della bellezza ho sempre diffidato), ma è quello che gli altri, nolenti o volenti, vogliono farmi credere di essere.

Voglio cominciare a credere ai complimenti degli amici.
Non voglio serbare più tutto questo rancore che si mescola al vomito in gola.
Voglio imparare a perdonare.

Voglio continuare a non seguire i consigli e voglio continuare a non fidarmi della gente che non mi conosce. Ho sempre fatto di testa mia e voglio continuare a fare quello che mi pare come mi pare.

Voglio cominciare a ragionare al contrario di come ho fatto ora. Le persone sono buone dopo che le si è conosciute per bene. Prima bisogna stare all’erta. Quest’anno ho preso troppe fregature. Nel 2011 avrò gli occhi spalancati.

Voglio continuare a scrivere in questo blog che è la cosa più bella che il web 2.0 mi abbia offerto. Voglio continuare a scrivere cose pesanti. Voglio sputtanarmi. Se la gente non capisce, mi prende per il culo o mi ritorce contro le mie parole, me ne sbatterò. Loro non hanno niente da raccontare. Io ho una storia che mi ha reso preziosa.

Voglio continuare a pensare in bianco o nero. Per me le vie di mezzo non esistono. Sbagli con me una volta e hai chiuso per sempre. I vasi rincollati restano per sempre fragili. Si può convivere in termini pacifici ed educati, ma non mi fiderò mai più. Quel che è rotto per me non si accomoda più. Perdono, non stupidità.

Voglio innamorarmi per la prima volta. Ma non di un uomo. Quello non dipende da me. Capiterà quando capiterà. E sinceramente al momento sto proprio bene da sola. Voglio innamorarmi di me. Rispettare ogni mia cellula e voler bene a ogni mia imperfezione fisica. Se caratterialmente mi vado bene così, sul resto di me c’è ancora parecchio da lavorare.

Voglio cantare.
Ho trovato la mia strada e questo 2011 sarà all’insegna della musica. La mia musica.

Ho ammesso per la prima volta a me stessa prima che ai miei che la mia vita è consacrata a qualcosa che non è il sogno borghese, l’esistenza convenzionale.
Ho seguito ogni regola. Ho fatto tutto quello che era giusto fare. Doppia laurea, contratto a tempo indeterminato, ma…

Io voglio vivere di musica.

In questo 2010 ho ammesso a me stessa che le strade prestabilite non fanno per me. Che sono egoista e che il mestiere che voglio fare da grande non ha alcuna utilità sociale. Voglio un lavoro che in realtà lavoro non è, ma che mi rende felice e leggera.

Ho risolto in questo anno tanti dubbi. Ho trovato il mio dono. E non è un talento o una capacità innata. È il dono che viene dall’Alto per farmi essere felice anche qui in basso. La musica non dipende da me, ma nutre il mio corpo e la mia anima. La mia musica è il Suo regalo esclusivo per me.

In questo 2011 voglio accogliere al meglio la Sua parola fatta di note per me.

E nel 2011 voglio andare in Giappone!!!

HUAN songs: SOME MORE CARESSES

Ecco l’unica canzone d’amore degli Huan.

Some more caresses non è però una ballata. Non è un lentone romantico e sdolcinato. Cos’è? Cosa suonano gli Huan?
In fondo, se si dovesse dare un’etichetta alla nostra musica, è semplice pop con qualche incursione rock portata dal Grego, delle schitarrate jazz del Ghezzaus, tocchi blues di Giò e giochi di parole e note indie Made in Bu.
L’amore è un tema banale e trito nella musica. C’è solo un cantautore per me che riesce a non cadere nell’ovvietà parlando di questo sentimento: Benvegnù.
La mia canzone è apparentemente scontata. Parole stra-abusate e rime in inglese da studentello delle medie. Ma è una canzone sull’amore platonico, su quello che oggi è impossibile ottenere: l’amore che nasce dal cuore ed è alimentato dall’immaginazione. Un amore puro che non si consuma perché non è stato consumato. È l’amore pulito di due anime che si sono incontrate in tempi sbagliati ma i cui fantasmi si abbracciano e vivono di solo sentimento. Ancora. Dentro la mia testa. Per sempre.
C’è desiderio e passione, ma sono solo parole senza concretezza.
Penso sarà una delle pochissime, se non la sola, canzone d’amore che scriverò per gli Huan. L’amore non è un tema che mi ispira particolarmente…
Un brano che canto sorridendo…

London Calling Part II

London calling to the faraway towns
Now war is declared – and battle come down
London calling to the underworld
Come out of the cupboard,you boys and girls
London calling, now don’t look to us
Phoney Beatlemania has bitten the dust
London calling, see we ain’t got no swing
‘Cept for the ring of that truncheon thing

London Calling, The Clash

London Calling Part I

The ice age is coming, the sun is zooming in
Engines stop running and the wheat is growing thin
A nuclear error, but I have no fear
London is drowning-and I live by the river

London Calling, The Clash

London 2010

con me non devi essere niente con me non devi essere niente venere del mio intestino tenue quando dormo guido piano non ti preoccupare venere delle nostre sterili polemiche andremo a londra a dimagrire con me non devi essere niente con me non devi essere niente
Piromani, Le Luci della Centrale Elettrica

Mille volti e tratti sconosciuti.

Mi ritrovo in mezzo a tanta gente senza nome e penso che la vita è fatta di nuove possibilità. Sfioro i passanti, sento parole in lingue diverse, vedo colori stagliarsi nell’atmosfera grigia.

Posso essere nuova e semplicemente dimenticare.

Il mondo è infinito. Ogni giorno il ciclo della vita si compie e voglio sfruttare ogni secondo. C’è tanto da vedere, leggere, conoscere.
In una nuova città ancora i luoghi non sono pieni di ricordi. La gente che non mi piace è lontana chilometri da me. Ci fossero poche altre persone fondamentali nella mia vita, potrei ricominciare tutto qui. Adesso. È il senso di responsabilità, l’affetto, a riportarmi a casa.

Stacco internet. Non controllo nulla, lascio la gente blaterale sui falsi problemi. Solo pochi giorni di svago per ritornare poi nel fango, prendermi colpe di una malattia che vorrei debellare, sostenere un corpo fragile, lottare con lo specchio, ingurgitare infamie, vivere in provincia e ritrovare i solito volti, le solite lamentele.

In fondo nessuno ama vivere nella propria città. La spiegazione è ovvia: ciò che conosciamo ci dà sicurezza e per questo ci annoia. E, forse tra le tante speculazioni plausibili, sono le solite facce nei soliti posti a farci nauseare.

Il problema delle città, dei luoghi, della Terra in generale sono sempre e solo le persone.

Fintanto che le conosci in superficie puoi fantasticare, decorarne l’anima con qualità che è il tuo cuore a proiettare su di loro. Ma se cominci a scavare, vedrai che i difetti si moltiplicano, si amplificano, si dilatano fino a disgustarti.
Osserva da vicino una bella ragazza. Anche la più affascinante avrà qualche punto nero, un brufolo, un dente stegliato, l’alluce valgo.
Maggiori sono le persone con cui vieni a contatto, più ciò che le circonda ti appare sbiadito, reso più smorto da chi lo popola e dovrebbe al contrario dargli vita.

Nuovi posti significa prima di tutto nuova gente. Qualsiasi città ha in sé la bellezza. Certi scorci di Arezzo mi mozzano ancora, dopo 24 anni, il fiato. Ma poi associo a quel determinato luogo incontri con chi mi ha fatto del male. Così evito strade, non passo le mie serate in dei locali precisi, cerco di scansare i negozi in cui ho avuto uno dei tanti miei attacchi di panico. Ora è la crudeltà della vita a bloccarmi qui.

Misantropia all’ennesima potenza. Nichilismo e diffidenza.

Questo mio lato non cozza poi così tanto con la mia fede. È lo stesso principio che sta alla base del mio odio per il corpo. La mortificazione della carne ha un senso così come il rifiuto dell’insensibilità altrui. Ciò che allontana dal divino lo scanso, lo ripudio, mi ci incazzo.

Incontro quotidianamente chi si professa aperto di mente e cosmopolita nell’animo. Chi si dice “alternativo”, “artista”, “originale” è solo il banale e diffusissimo esempio di un intellettualismo solo di superficie. Il provincialismo porta a non capire che i percorsi di vita sono i più disparati.

I rapporti con gli altri sono dei giochi di equilibrio. Funambolismo senza rete.
E i legami con gli altri sono dei limiti evidentissimi alla nostra libertà.
Alla fine si è liberi solo se si è soli. Ma vale davvero la pena?
L’amicizia, forma più razionale dell’amore, è un costante ricorso alla diplomazia. È uno scambio di silenzi ed omissioni. Se esprimessimo sempre ciò che davvero pensiamo perderemmo per sempre chi amiamo.

Dover imparare a vivere nel grigio, nei chiaroscuri delle relazioni umane… Non è facile per chi sa dove sta il Bene e dove si ribella il Male. Per questo nasce la repulsione del difetto, sia nella propria fisicità che nell’Altro.

Londra in questi pochi giorni di aria mi ha fatto riflettere. Doveva essere una vacanza… è stato invece un viaggio dentro me stessa, tra silenzi e lunghe camminate. Ho riflettuto, ho ponderato e adesso so sempre di più che qui non riesco più a respirare…

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